Il nuovo scenario dei porti italiani tra sfide storiche e contemporanee

Alcune interessanti riflessioni di Roberto Rubboli, Vice Presidente di Assologistica, la realtà associativa che rappresenta oltre 250 aziende di logistica, magazzini generali e frigoriferi, terminalisti portuali, interportuali ed aeroportuali in Italia

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Il settore portuale italiano si trova al centro di un dibattito strategico, influenzato da crisi geopolitiche globali, ritardi infrastrutturali e la necessità di innovazione. I conflitti in Medio Oriente e la guerra tra Russia e Ucraina hanno alterato le rotte commerciali, incidendo in particolare sui traffici nell’Adriatico. A queste difficoltà si aggiungono problemi storici: connessioni ferroviarie e stradali inadeguate, burocrazia complessa e incertezze normative che limitano gli investimenti. Nonostante i progressi sul Contratto Nazionale di Lavoro, restano criticità legate alla transizione ecologica, alla formazione del personale e all’elettrificazione delle banchine.

Per rilanciare i porti italiani come hub strategici dell’economia, è necessaria una governance più coordinata, investimenti mirati e un approccio integrato basato su innovazione, sostenibilità e formazione. Solo così il settore potrà tornare a essere un motore di sviluppo competitivo per il Paese.

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