45.000 portuali americani sono in sciopero per richiedere aumenti salariali del 77% in sei anni e un divieto all’automazione per proteggere i posti di lavoro, rifiutando l’offerta delle aziende marittime di incrementi tra il 40% e il 50%. Uno sciopero che ha bloccato 36 grandi porti della costa orientale e meridionale degli Stati Uniti, minacciando di causare danni economici fino a 4,5 miliardi di dollari al giorno. E’ il primo sciopero avviato dal sindacato ILA in quasi 50 anni, con conseguenze che potrebbero paralizzare il commercio e colpire settori chiave come auto, elettronica e agricoltura.
In Italia, l’allarme è già stato lanciato da Spediporto, considerando che gli Stati Uniti sono il primo partner commerciale dell’Italia fuori dall’Europa. Con lo sciopero, ogni settimana, si stima che a livello mondiale saranno circa 500mila i contenitori che non potranno sbarcare o raggiungere le destinazioni finali. Un danno gravissimo all’economia USA, ai suoi consumatori, ma anche agli esportatori, che certamente vedranno lievitare il costo dei noli già nelle prossime settimane. La soluzione alternativa più gettonata per saltare i porti in sciopero, per ora è l’utilizzo degli scali della West Coast (o del Canada).