Federauto: non solo elettrico

Il punto di vista di Massimo Artusi, vice presidente di Federauto, sulla transizione energetica nel nostro Paese

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“In un contesto nel quale le istituzioni europee sembrano cedere all’ideologia del “solo elettrico a tutti i costi”, fa piacere e lascia ben sperare la “piena sintonia su una politica industriale pragmatica e non ideologica” che il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha condiviso con il vice cancelliere e ministro dell’Economia e della protezione climatica tedesco, Robert Habeck”. Lo ha dichiarato il vice presidente di Federauto Trucks&Van, Massimo Artusi, commentando l’incontro tra i due ministri a Berlino in vista del summit sull’automotive tra Germania, Francia e Italia che si terrà in primavera ad Hannover.

“Sono tutti elementi”, ha aggiunto Artusi “che lasciano capire chiaramente come in Europa – e in particolare in Germania – la questione della transizione green dei trasporti sia ancora oggetto di dibattito e che la parola definitiva potrà dirla soltanto il nuovo Parlamento che sarà votato nel 2024”.

“In quella prospettiva” ha continuato il vice presidente di Federauto “ci pare che il governo italiano – e in particolare i ministri Salvini e Urso che hanno opportunamente avviato importanti consultazioni in Europa su questi temi – abbia colto i termini del problema, ponendolo come priorità strategica. Quando il ministro Urso afferma che esistono anche i biocarburanti, il biometano e l’idrogeno, non soltanto l’elettrico e porta a sostegno il fatto che gli incentivi per le auto e i veicoli commerciali elettrici sono rimasti in gran parte inutilizzati, riprende argomenti che stiamo ricordando ormai da mesi, non solo per le pericolose ricadute sociali di una mobilità affidata alla sola alimentazione elettrica, ma anche i gravi rischi economici e geopolitici connessi alla dipendenza eccessiva o totale dell’intero sistema-Paese da un unico vettore energetico, qualunque esso sia”.

“Ne abbiamo avuto prova” ha concluso Artusi “con il gas russo, del quale siamo riusciti faticosamente a limitare il fabbisogno, individuando forniture alternative. È probabile che lo stesso accadrebbe se in una società full electric dovessero venire meno fonti di approvvigionamento dell’elettricità. Vogliamo davvero che l’Italia corra questo rischio?”.

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