La passione di Camilla per la meccatronica

Camilla Bertotti dopo 3 anni di alberghiero si iscrive a meccanica, l'unica ragazza su 170 maschi: "Il pregiudizio arriva dai clienti".

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E’ cresciuta a pane e motori fin da bambina: suo papà guida a una Harley, la mamma è, a sua volta, una motociclista. A 14 anni, quando, alla fine del primo anno a Geometra, Camilla ha detto che voleva cambiare scuola e iscriversi a Meccanica, loro sono rimasti un po’ perplessi. “Mi dicevano che sarei finita in un ambiente pieno di pregiudizi nei confronti delle donne e quindi mi consigliavano di scegliere un’altra cosa che mi interessava altrettanto”. E lei ha accettato il consiglio, ma il sogno di fare meccanica, segretamente l’ha tenuto da parte. Si è iscritta all’alberghiero per un corso triennale e, raggiunta la qualifica, si è ripresentata con la richiesta ai genitori. E così, dopo l’alberghiero, Camilla si mette da parte la divisa e il grembiule e indossa la tuta. È l’unica studentessa su 170 allievi del corso di meccatronica al Cup Grandi di Sesto San Giovanni, gestito da Afol. Il corso prevede un esame proprio in terza, per conseguire la prima qualifica. La prova consiste nello smontare e rimontare i motori di alcune auto e lei lo ha superato con 85/100: un voto ottimo, pensando che ha recuperato tre anni in uno. Ora frequenta il quarto anno, per conseguire il diploma di tecnico riparatore, la figura che lavora in officina.

La meccatronica è decisamente anche donna, molti pensano che la forza fisica sia preponderante, invece è una componente, ma non l’unica e non la principale, soprattutto con la digitalizzazione che avanza anche nel settore auto” spiega Fabrizio Buselli, responsabile del «Grandi» e del corso di meccatronica in tutti i centri Afol a Milano e provincia, che sono sette.

Ma, se da parte professori non ha incontrato alcun pregiudizio, all’inizio qualche compagno si chiedeva che cosa ci facesse una donna in classe. Nel frattempo, ha fatto alcune esperienze nelle officine convenzionate con Afol. Di donne meccaniche non ne ha incontrate. “Tutte le lavoratrici donne stanno negli uffici”. Il pregiudizio a volte è arrivato dai clienti. “No, io da te la moto non me la faccio sistemare” le ha detto un cliente. “Io gli ho detto di non preoccuparsi, che la mia formazione era pari a quella dei colleghi, così come la competenza. E gli ho spiegato anche che in officina si lavora in équipe, aiutandosi l’un l’altro”. L’avrà convinto? Speriamo.

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