E’ salito a 2 morti, 9 feriti e 3 dispersi il bilancio della forte esplosione avvenuta ieri mattina, 9 dicembre, presso il deposito di carburanti dell’Eni a Calenzano, alle porte di Firenze. Altre 17 persone si sono recate autonomamente presso le strutture sanitarie per ricevere cure mediche. La prima vittima identificata è Vincenzo Martinelli, 51 anni, originario di Napoli, autista di autocisterne, viveva a Prato e aveva due figlie. Faceva parte della lista delle cinque persone che mancano all’appello, tutti operai che stavano guidando le autocisterne. Mancano ancora all’appello Carmelo Corso, 57enne catanese ma anche lui residente a Prato; Fabio Cirelli, 45enne di Matera; Gerardo Pepe, anche lui 45enne, italiano ma nato in Germania, e Davide Baronti, novarese di 49 anni.
L’esplosione è avvenuta nell’area di carico delle autobotti, provocando un vasto incendio e una densa colonna di fumo nero visibile a chilometri di distanza. I vigili del fuoco sono intervenuti rapidamente, riuscendo a domare le fiamme in circa due ore e mezza, impedendo che l’incendio si propagasse ai principali serbatoi di stoccaggio del carburante. Le autorità locali hanno invitato i residenti nel raggio di 5 chilometri a rimanere in casa con porte e finestre chiuse, mentre le attività nelle vicinanze sono state temporaneamente sospese. La circolazione ferroviaria sulla linea Firenze-Bologna è stata interrotta, causando disagi ai trasporti. La Procura di Prato ha aperto un’inchiesta per determinare le cause dell’incidente e accertare eventuali responsabilità. Secondo una relazione comunale di due anni fa, il deposito era già stato segnalato come sito a rischio di “incidente rilevante”. Eni ha espresso il suo cordoglio per le vittime e ha dichiarato di collaborare pienamente con le autorità giudiziarie per chiarire la dinamica dell’esplosione. I sindacati italiani e l’associazione Medicina Democratica hanno richiesto un’indagine approfondita e l’implementazione di standard di sicurezza sul luogo di lavoro.