In Italia mancano all’appello 50mila autisti. Il gruppo Smet di Salerno, uno dei maggiori in Europa, ne cerca da tempo un centinaio per integrare il suo attuale bacino di circa 1200 in Italia (2mila in totale). E, non trovandone, nonostante le incentivazioni offerte, ha deciso di affidarsi all’intelligenza artificiale. Ha fondato la startup Ait che da fine mese governerà l’intera organizzazione dei viaggi, recuperando efficienza e sostituendo ben 50 autisti.
“Siamo consapevoli che il problema della carenza di autisti non si risolverà nel breve medio termine – spiega Domenico De Rosa ad del gruppo salernitano – anche perché si è fortemente aggravato da un anno, a causa della guerra in Ucraina che ha dissuaso dallo spostarsi dal proprio Paese non solo gli ucraini, ma anche polacchi e ungheresi: molto numerosi in questo settore. Cosicchè in Europa si parla di una carenza di 400mila autisti”. Il gruppo Smet da qualche anno supporta la formazione di chi voglia diventare autista di un tir super tecnologico e di nuova generazione. Ma la risposta ricevuta finora è stata molto timida. Le cause sono molteplici: prima tra tutte la scarsa considerazione del ruolo. Come correre ai ripari? Mentre in Europa la ricerca di autisti si fa sempre più dura, il gruppo salernitano ha deciso di interrogare le nuove tecnologie. Ha fondato una startup, la Ait (Artificial intelligence transportation), sviluppata dalla Associazione giovani innovatori italiani guidata da Gabriele Ferrieri, che diventerà operativa entro marzo.
La Ait è in possesso di cervello e algoritmo che dovranno – tenendo conto di ordini, forza lavoro disponibile, soste e numerosi altri parametri di partenza – ottimizzare il servizio. In altre parole, la startup definirà percorsi, turni, carico e scarico e molto altro. Insomma, l’algoritmo sceglierà le soluzioni migliori nella gestione di unità di carico e conducenti. Le aspettative? De Rosa è molto ottimista. “Contiamo di compensare con il nuovo sistema intelligente almeno la metà del fabbisogno”.
In altre parole l’algoritmo si troverà, se le previsioni saranno confermate, a sostituire il lavoro di circa 50 autisti. E Smet, grazie a un investimento di soli 150mila euro, dovrebbe guadagnare in efficienza, aumentare le “corse” (quindi la produzione) e allo stesso tempo risparmiare sul costo del lavoro. Ma solo la prova sul campo che partirà a breve potrà dimostrare se la fiducia riposta nella tecnologia ha dato buon esito o è stata una pura illusione. Intanto, Smet, metterà all’opera sul progetto, la software house interna costituita qualche anno fa, composta da 5 esperti in It, fleet maneger e pianificazione. “Direi di più – aggiunge De Rosa – con il lavoro di Ait, Smet che si è già dotata di numerosi mezzi elettrici e a biogas, darà un ulteriore contributo alla transizione ecologica poiché efficientando i percorsi, si ridurranno i km attraversati e, in definitiva, i fumi emessi”.